Sottoprodotti del bergamotto:

 una fonte sostenibile per contrastare l'infiammazione


Da una recente ricerca scientifica è emerso come i derivati e i sottoprodotti, come anche ì prodotti di scarto del bergamotto, siano una fonte molto ricca di molecole bioattive, con un ruolo significativo in diverse malattie grazie alle loro notevoli proprietà soprattutto antinfiammatorie.


L’infiammazione è una risposta immunitaria a stimoli nocivi, che comprendono agenti patogeni, cellule danneggiate e tossine, responsabili dei danni ai tessuti o agli organi. Questo meccanismo di difesa ha lo scopo di eliminare l'agente patogeno e iniziare così un processo di guarigione che determina il ripristino dell'omeostasi dei tessuti o degli organi. Anche se l’eziologia dell’infiammazione può essere infettiva (causata da batteri, virus o altri microrganismi) o non infettiva (causata da stimoli fisici, chimici e biologici), l’elaborazione della risposta infiammatoria coinvolge eventi comuni.


A livello locale, l'infiammazione è contraddistinta da arrossamento, calore, gonfiore, dolore e perdita della funzione dovuta ad un aumento della permeabilità vascolare, del reclutamento dei leucociti e dell'accumulo e rilascio di mediatori come  citochine, chemochine e complemento che agiscono come mediatori dell’infiammazione. Poi a seconda dello stadio del processo infiammatorio in corso, possono essere coinvolti neutrofili, monociti/macrofagi, linfociti, mastociti e piastrine La risposta infiammatoria acuta si amplifica rilasciando mediatori infiammatori a livello locale. E’ però essenziale che l’infiammazione si risolva in modo rapido e controllato altrimenti può evolvere in infiammazione cronica, diventando la causa di diverse malattie infiammatorie croniche come la psoriasi, artrite reumatoide, malattie respiratorie croniche, obesità, sindromi metaboliche, aterosclerosi, steatosi epatica, malattie infiammatorie intestinali, malattie renali, malattie neurodegenerative e tumori.


Poiché l’uso a lungo termine di farmaci antinfiammatori sintetici per il trattamento di malattie croniche non può essere tollerato dai pazienti per i gravi effetti collaterali, diventa necessario la ricerca di nuovi agenti dotati di effetti antinfiammatori. All'interno del regno vegetale, ormai riconosciuto come fonte di molecole impiegate in diverse aree terapeutiche, sono state studiate le proprietà antinfiammatorie dei polifenoli alimentari ricchi di flavonoidi, come il Citrus bergamia (bergamotto) e i suoi derivati. In un’ottica di economia circolare si è promossa la valorizzazione degli scarti degli agrumi e,  in particolare dei sottoprodotti del bergamotto, come potenziali antinfiammatori.


Recentemente sono stati ottenuti nuovi risultati a corroborare questa tesi sia in studi preclinici sia in sperimentazioni umane. I dati sull’efficacia dei derivati e dei sottoprodotti del bergamotto sulla modulazione dell’espressione e del rilascio di chemochine, nonché sull’attività di fattori nucleari ed enzimi legati all’insorgenza e alla progressione dell’infiammazione, contribuiscono a migliorare le attuali strategie terapeutiche. Sottoprodotti del bergamotto come limonene, linalil acetato e linalolo sono risultati validi contro i disturbi della pelle come l’acne vulgaris. Studi in vitro hanno dimostrato gli effetti dei sottoprodotti del bergamotto anche contro alcune forme di cancro ed effetti positivi sono stati riscontrati anche in modelli murini. Efficacia sulla neuroprotezione è stata osservata in seguito all’uso dell'estratto di succo di Citrus bergamia in un modello in vitro della malattia di Alzheimer, dove si è ottenuto una riduzione dello stimolo proinfiammatorio indotto dalla β-amiloide sulle cellule THP-1.  Effetti antinfiammatori del bergamotto e dei sottoprodotti sono stati riscontrati anche nelle disfunzioni renali, ginecologiche e rettali. Inoltre, dopo integrazione alimentare con un nutraceutico contenente una frazione polifenolica di bergamotto standardizzata si sono ottenuti miglioramenti significativi sul profilo lipidico in soggetti con ipercolesterolemia moderata. Per quanto riguarda i disordini metabolici, si è visto che l’estratto di foglie di bergamotto (BLE) diminuiva l’infiammazione (livelli di TNF-α e IL-6) e lo stress ossidativo, agendo sull’asse tessuto adiposo-fegato di ratti obesi, con un effetto che potrebbe migliorare sia la resistenza insulinica sia le dislipidemie. Anche per quanto riguarda le malattie respiratorie croniche, si sono ottenuti rilevanti effetti antiasmatici sia in modelli in vitro sia in vivo.


Alla luce di questi promettenti risultati, il succo di bergamotto (BJ), ottenuto dalla spremitura della polpa rimanente del frutto, che era finora considerato solo un prodotto di scarto per l'industria delle essenze, negli ultimi dieci anni, ha invece attirato l’attenzione della comunità scientifica come fonte di innumerevoli composti bioattivi. Il BJ è costituito principalmente da un elevato contenuto di flavonoidi, tra cui naringina, neoesperidina, neoeriocitrina, melitidina, brutieridina e diosmina, e tracce di poncirina e rhoifolina, le cui attività biologiche sono ampiamente riconosciute. Inoltre è ricco di vitamine, minerali, acidi organici, zuccheri, proteine, fibre alimentari, pectina e fosfati. Circa il 50-65% dei rifiuti prodotti durante il processo di estrazione del bergamotto (buccia, albedo e succo) devono essere adeguatamente gestiti dall'industria manifatturiera. Se questo non avviene, la grande quantità di rifiuti generati annualmente potrebbe costituire un grave pericolo ambientale. Quindi, il recupero di sostanze fitochimiche con un elevato valore biologico dai rifiuti di bergamotto può fornire una valida alternativa sostenibile e potente nella gestione di numerose patologie con base infiammatoria.


Fonte: Bergamot Byproducts: A Sustainable Source to Counteract Inflammation

Russo C. et al. Nutrients 2024,16(2), 259;DOI: 10.3390/nu16020259


 


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